Ci sono parole che non invecchiano,
che restano ferme dentro di noi
come un faro che continua a ruotare
anche quando crediamo
di averlo dimenticato.
Queste parole le ho scritte anni fa,
in un periodo in cui chiedevo
a me stessa
di apparire forte
mentre, in realtà,
ero un molo che tremava,
una donna che cercava
appigli in mezzo
alla sua tempesta.
Oggi le dedico
a tutte le donne.
A quelle che si sentono
fuoco
e a quelle che si sentono
gocciolina.
A quelle che si rialzano
ogni volta
anche se non sanno come.
A quelle che vivono,
respirano, inventano,
amano, inciampano,
ricominciano.
Le dedico alle fragilità
che ci abitano,
al coraggio che
non sappiamo di avere,
ai passi traballanti
e a quelli che sorreggono.
Le dedico al mare
dentro di noi:
“ora in calma,
ora in tempesta”
e al legno di quei moli
interiori che ci portano avanti,
sempre un po’ più dentro,
sempre un po’ più vere.
Apparir ciò ch’io sono,
a chi,
a cosa?
Pensieri fuggitivi
s’infrangono
sulle tavole di legno
che rivestono
quel solitario molo che,
allungandosi,
tenta di raggiungere già,
il dentro del mare
dell’anima mia.
Ora in calma,
ora in tempesta.
Non vi sono appigli
in tempesta.
Solo intenso profumo
di legno bagnato.
Non vi sono appigli
in calma.
Solo profumo
di legno
che permea al sole.
Quel molo,
quelle tavole,
sono tutti passi
fatti fino ad ora.
Alcune traballanti,
altre forti, portanti.
Quelle tavole
son vita mia.
Apparir ciò ch’io sono,
a chi,
a cosa?
Sono sola su quel molo.
A volte mi estendo
alta,
calda,
come il turbinio
d’un tornado di fuoco
che corre veloce
illuminando ogni millimetro
di terra e cielo.
A giorni piccola,
fragile,
gocciolina
che cerca di resistere
minuscola nell’immensità
di quell’Io che ancora non sa
chi, cosa
essere e perchè.
Io amo,
io vivo,
io respiro,
io m’inchino,
io m’invento,
io a stento mi rialzo.
Io grande
alta come alberi volanti
sospesi nell’aria
eppur saldamente
ancorati
a radici terrene.
Io moglie,
io con soglie di fragilità
a volte nemmeno
sfiorabili.
Io artista,
io protagonista
d’una storia nel pieno
della battitura.
Io perfezione
di fragilità,
io d’insicurezza maestra.
Io vibrando di vita
a volte respiro a fatica
urlando perchè.
Io su quel molo.
Ora son fuoco,
ora gocciolina
ma pur sempre
io sono.
Un molo,
la tempesta
e una vista
meravigliosa
sull’anima.
Se hai letto queste parole,
forse anche tu
conosci un molo tutto tuo:
quello fatto di passi incerti,
di tavole che scricchiolano,
di tempeste che non avvisano
e di profumi che sanno di ritorno.
Le dedico a te,
donna che cambia forma
mille volte.
A te che sei fuoco
quando serve illuminare,
e gocciolina
quando serve
imparare a cadere.
A te che nonostante tutto
sei.
Che questo
sia un promemoria dolce:
non devi essere sempre forte.
Non devi essere sempre calma.
Devi solo essere tu.
Perché anche nelle tempeste
più feroci,
dentro di te c’è sempre,
sempre,
una vista meravigliosa
sull’anima.